domenica 4 marzo 2012

rewind.

Amore, io non so, davvero, perché sia così automatico pensarti sempre, in ogni circostanza, anche quando devo abbracciare chi piange vicino al mare come piangevo io quando eri tu ad abbracciarmi mentre singhiozzavo sulla riva e tu mi dicevi di ascoltare il mare, anche quando torno a casa in macchina e guardo la radio che a mezzanotte e trentasette passa i The Fray e inizio a bisbigliare don't let me go pensando che invece mi hai lasciato andare eccome, anche quando mamma mi chiede se ho bevuto e vorrei dirle che il rhum mi brucia la gola come quando volevo dirti un sacco di belle cose che invece s'incastravano lì e facevano un po' infezione quindi un pochino bere mi riporta indietro nel tempo, anche quando mi sveglio con il braccio di mia sorella intorno alla vita e penso che sarebbe stato bellissimo se il tempo non ci avesse tolto per sempre la possibilità di svegliarci abbracciati, anche quando sfioro sovrappensiero i cuori del braccialetto che porto sempre al polso sinistro e la mia fedina d'argento che tu mi avevi regalato con un biglietto bellissimo che ancora conservo da qualche parte.
Amore, ricordo uno scambio epistolare in cui mi promettevi di abbracciarmi ogni sera, prima di andare a letto, di essere presente mentre crescevo come mai nessun altro aveva fatto prima, di aiutarmi in quelle metaforiche cadute di cui tutti parlano che per me somigliavano più che altro a perdite della giusta strada, di essere disponibile ad accogliermi ogni volta io avessi voluto correre da te. Chi l'avrebbe detto - certo non io - che invece te ne saresti andato, un giorno d'estate, chiedendomi di essere il mio porto sicuro, di imparare a camminare senza te a tenermi per il gomito, perché ti sarebbe piaciuto farlo per il resto della tua vita ma non sarebbe stato così, mai più, e di realizzare i nostri sogni anche senza la tua presenza fisica, ché tu non sapevi cosa c'è dopo la morte ma di certo non ti avrebbe impedito di amarmi sempre.
E allora, amore, dimmi perché dovrei lasciarti andare anche io, se davvero senza il pensiero di te fa tutto schifo, come quando ti sbagli e metti il sale nel caffè.
Lo so che è patetico, tutto questo, che ho quasi diciotto anni e dovrei preoccuparmi della scuola e degli amici che vanno e vengono e dei ragazzi che ci sono ma non troppo, ma per quanto io stessa provi pena per me stessa, non posso fare a meno di scrivertelo qui, che è dove ho deciso di confinarti, come quando costruiscono le riserve per i leoni dentro cui è vietato cacciare. Ti ho messo sotto vetro come il più prezioso dei fiori, e, amore, sapessi quanto mi piace ogni tanto alzare la tua gabbia e lasciare che il mondo s'impregni del tuo profumo.

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