venerdì 20 giugno 2014

"Armiamoci e partite"

Al di là di tutto, dell'esame, delle tracce brutte in prima prova, della cazzo di geometria non euclidea nella seconda, della terza che che cazzo scrivo non so una merda, della tesina che è pronta ma cosa mi è venuto in mente, volevo ringraziare il fottuto ministero dell'istruzione per aver fatto iniziare l'esame proprio il 18 giugno così da obbligarmi a studiare nella depressione più totale, ma almeno a studiare, così da non sprofondare di più nel brutto vortice di pensieri legati al fatto che sono cinque anni che sei andato via e io non so cosa fare di questa vita mutilata che è pure brutto chiamare così ma non posso farci niente.
È l'una di notte e io sono imbottita di roba per dormire, dunque non mi ricordo nemmeno in cosa consista la sintassi, ma non importa perché tu mi ami e mi perdoni.
E anch'io, amore, ti amo e ti perdono, forse, per essere andato via. Bisogna proprio che me ne vada anch'io da qualche parte, qui è uno schifo davvero, neanche le gocce riescono a rendere innocuo il tuo ricordo, e se anche lui mi attacca succede che, a confronto, Verdun è stata una briscolata.

Grazie per avermi parlato di Karl Jaspers quel giorno al parco, ripeterò le tue esatte parole all'orale, e il professore di filosofia non potrà far altro che annuire, perché lo sapevi "a mostro", come dice sempre Luca, a cui manchi tanto anche se non lo dice.

giovedì 12 giugno 2014

1821. (pubblicato una settimana dopo per colpa di internet)

Ciao amore.
Mancano circa sei giorni a questa diavolo di maturità, e chi l'avrebbe mai detto che mi sarei ridotta all'ultimo con la dannata tesina e tutto il resto - certo non io.
Vorrei tanto continuare a parafrasare le Lezioni americane di Calvino così da far sì che si adattino a ciò che voglio dire, ma più digito e più ti penso. Prima ho avuto un dubbio di letteratura - non ricordavo il cognome di un personaggio di Svevo - e mentre sfogliavo il libro mi sono imbattuta in Baudelaire, che tanto ti piaceva e che è nato, amore, nel 1821, guarda caso proprio i giorni che son passati, ad oggi 13 giugno 2014, dalla tua dipartita.
Mi manchi e ti vedo ovunque, e ho come l'impressione che tutto vada male anche quando di fatto va bene, che poi non va bene un cazzo di niente, ma non importa, devo pensare all'esame, e basta, tu non ci sei ma io sì, io sì e devo essere brava, devo essere forte, non importa se tu sei stato la mia possibilità mancata e se sono imbottita di psicofarmaci e se sono tanto triste e arrabbiata e malinconica, non deve importare niente se non l'esame, e dopo l'esame la ricerca della casa a Pisa, e dopo la ricerca della casa la ricerca di un lavoro e poi la preparazione al test d'ammissione, e poi un diamine di pretesto insulso lo troverò, per forza, lo dicevi anche tu: chi si ferma è perduto.


Avrei tanto voluto che tu avessi continuato a camminare.