giovedì 26 aprile 2012

I break down as you walk away. Stay.

Le lettere che mi scrivevi e le fragole che compravamo per mangiarle seduti sull'erba di un prato invaso da accademici in mezzo a cui stonavamo ma non ce ne importava niente.
Qui va tutto male, neanche so bene il perché mi sfugge tutto dalle mani e non credo sia colpa della tendinite che m'impedisce di impugnare gli oggetti, semplicemente sono convinta d'essere inetta, ecco, e la mia mancanza suppongo sia non sapermi rapportare al mondo, e amare tutti e non amare me, che è un cliché orribile ma tu sai quanto è vero, perché mi sgridavi sempre ed io abbassavo lo sguardo e allora m'accarezzavi la guancia e mi tenevi per il mento e mi baciavi il naso e mi dicevi che proprio non capivi come io facessi ad autodistruggermi così, chissà cosa mi diresti adesso che ho una cicatrice con la tua iniziare sulla parte ossuta del mio bacino e la pelle forse un po' più bianca e una scritta che ti riguarda sul mio avambraccio sinistro e gli occhi pieni di un qualcosa che non so definire ma che grida il tuo nome in ogni istante, in ogni lingua, in ogni sguardo che lancio come muta richiesta d'aiuto che nessuno sa cogliere perché nessuno è te, o forse perché nessuno crede più che ne valga la pena, e la cosa è pure piuttosto comprensibile.

Il mio mento non l'ha più toccato nessuno, da quando non ci sei.

mercoledì 25 aprile 2012

Stay with me forever or you could stay with me for now.

Ecco alla fine che cosa significa andarsene. 
Vuole dire che uno non c’è più e non sai dove cercarlo. 
Questo vuole dire. 
Che non c’è più niente.
(Vinicio Capossela)

Amore, dimmelo tu cos'hanno d'importante questi diciotto anni se ad indossarli con semplicità non sei tu, e dammi pure un motivo valido per cui dovrei festeggiarli se qui non c'è proprio niente da festeggiare, neanche questo venticinque aprile che sto passando a studiare filosofia con Aristotele che non ci piaceva quanto Platone ma non importa, qualcosa di carino lo diceva anche lui.
Amore, amore, io tutta questa urgenza non l'ho mai provata, e non so neanche rispondere alla domanda 'Urgenza di cosa?' - non credo sia una cosa molto normale-, ma c'è e mi logora, fremo e nel frattempo studio, non so, mi sento una bestia in trappola, pronta a fuggire da non so chi, io questi dannati cacciatori non li ho neanche mai visti, ma sarà mai possibile che possano far stare peggio di così?

Sto ascoltando una canzone bellissima, sono fermamente convinta che ti sarebbe piaciuta, la canticchio e ti penso perché fuori c'è il sole e non molto lontano da qui c'è una fiera e prima mi sono presa una pausa caffè e immaginavo quanto sarebbe stato bello oggi ripeterti filosofia passeggiando con l'odore delle mele caramellate nelle narici e le mani intrecciate, e la tua voce che dolce mi dice "Dài, compriamo una tartaruga".

domenica 15 aprile 2012

(if I had just one more day I would tell you how much that I've missed you) since you've been away.


Brucio nel camino fogli ingialliti come brucerei ricordi spiacevoli nella mia testa, e ricordo me lo disse anche tua mamma il giorno dopo la tua partenza, ché qui davvero non ci voleva credere nessuno che tu te ne fossi andato così all'improvviso, eravamo tutti convinti che un giorno avresti raccontato la storia con un ghigno e avresti continuato a spaccare il culo al mondo come hai sempre fatto, lei in primis.
L'ho incontrata oggi mentre passeggiava con un ombrello rosso e l'aria di chi del mondo ne ha abbastanza ma non ha comunque voglia di smettere di scoprirlo, e tra una chiacchiera e l'altra m'ha confessato con un po' di vergogna d'essere stata per l'ennesima volta a trovare tua nonna, quella paterna con gli occhi dolci che una volta ci ha offerto il gelato, perché l'età le impedisce di ricordare le cose, e tra quelle che proprio non le entrano in testa c'è appunto il fatto che tu te ne sia andato, così ogni volta chiede dove tu sia e alla tua mamma piace inventare ogni volta una storia nuova; oggi eri al mare con me a scattare fotografie, perché a me piace immortalare le onde grigiastre che si schiantano violentemente contro la sabbia bagnata ed i pochi scogli che non vengono sommersi, e saresti tornato tardi perché avremmo mangiato in una pizzeria molto carina con i tavoli su una terrazza meravigliosa aperta da poco, comunque le mandavi i tuoi saluti e promettevi che saresti andato a trovarla presto. Le ho detto con un sorriso triste che è brutto da dire, ma la cosa mi consola, io continuo a scrivergli lettere ed sms, e lei mi ha risposto che probabilmente avresti ammazzato entrambe. Abbiamo riso e guardando il cielo ha detto:

"Mi sa che abbiamo tutti un po' perso la testa".
"Secondo me abbiamo perso un po' di più".

Amore, amore, questa disperazione che ha preso tutti io non so se sia normale, però adesso mi sento un po' più normale io, ecco, ché credevo d'avere un serio problema se davvero insisto a cercare i tuoi occhi in quelli delle persone e cercare il tuo profumo nei luoghi affollati e cercare il tuo sapore sulla pelle altrui e insomma a cercare te e basta, ma questo problema non è solo mio e allora va bene. Un po' come la questione che se hai un amico immaginario sei pazzo e se tante persone hanno lo stesso amico immaginario è religione, capisci?
Mi manca parlarti, sedermi accanto a te su una panchina o in un prato o sulla riva del fiume e raccontarti la mia giornata ed ascoltare la tua, e provare con il capo chino a spiegarti cose che trovo molto difficili come quello che provo e alzare lo sguardo e trovarti lì con un sorriso comprensivo e sentire il tuo "Ho capito, tranquilla" che significa davvero un sacco di cose e tra queste che davvero mi hai capita come neanche io riesco a fare. E poi mi manca guardarti mentre aggrotti le sopracciglia guardando uno spartito e con la matita un po' smangiucchiata lo sistemi aggiungendo crome e biscrome, per poi alzare lo guardo e dire è ora di merenda anche se in realtà sono le due del pomeriggio.

Mentre ti scrivo ascolto Nuvole Bianche e sarebbe bello se la mia tempia stesse, in questo momento, sulla tua spalla e le tue dita pallide premessero i tasti bianchi e neri del tuo pianoforte a coda accanto al tavolo da fumo su cui giocavamo a Scarabeo inventandoci parole meravigliose e componendo frasi complicate come Sei bellissimo.

mercoledì 11 aprile 2012

A handful of moments I wish I could change and a tongue like a nightmare that cuts like a blade.

Ricordi quel pomeriggio che continuavo a ripetere "Ma io e te siamo solo amici" con un sorrisetto idiota, di quelli che mi vengono a metà e sollevo solo la parte destra della bocca e mi si vedono il canino e il premolare, e tu continuavi a lasciarmi dei baci bellissimi sulla parte sinistra del labbro inferiore, e mi dicevi "Come vuoi, io però ho voglia di baciarti, posso?" e io annuivo e poggiavo le labbra sulla tua cicatrice e poi affermavo di nuovo che noi due eravamo solo amici, e allora mi baciavi di nuovo e sussurravi "Amici o no, io continuo, se devo fermarmi dimmelo che non lo faccio"?
Non lo so, mi manchi tanto perché con te potevo essere tutte le me che volevo, in ogni singolo istante, e ieri mamma mi ha detto che devo imparare a scendere a compromessi, perché anche lei molto spesso non è se stessa, devo riconoscere le persone che ho davanti e agire/pensare/parlare di conseguenza, e avevo voglia di urlare che io l'ho sempre fatto e grazie a te mi sono stancata, perché se le persone mi vogliono per come sono bene, sennò non vedo come la cosa possa riguardarmi, che io sono stanca di dover sempre trattenere pensieri e parole e sentirmele bruciare in gola come neanche il rum o la vodka liscia, perché anche se non parlo di me ho voglia di parlare e nascondere piccoli segnali dietro il sarcasmo che mi caratterizza, e volevo anche dirle che non deve avere paura, perché finché si tratta di lavoro/scuola, okay, lo capisco bene che bisogna trattenersi e un sacco di altre cose brutte, ma io ho diciotto anni e voglio sentirmi libera di tacere o raccontare cose o dire la mia dovendomi occupare solo dell'educazione, proprio non mi va di cambiare di nuovo.
E poi a mamma volevo anche dire che ha rotto tanto le palle perché non parlavo, stavo sempre zitta, non dicevo la mia, mi chiudevo in un angolo e da lì non mi muovevo finché non era ora di andare a dormire, e adesso che un po' da quell'angolino mi muovo non le va bene, e allora mamma deciditi, io ci provo ad essere la figlia che vuoi tu ma devi farmi capire che cos'è esattamente che io dovrei diventare, perché non è colpa mia se non mi piace mai quello che dice la gente e allora li correggo sull'aspetto grammaticale per trattenermi dal gridare che mi fanno tutti schifo, che mi fa tutto schifo, che se il mondo non mi vuole allora io non voglio il mondo e chi se ne frega se è immaturo, io voglio restare sempre bambina come Peter Pan.
Amore, se tu fossi qui sarebbe tutto più facile, ne sono sicura, perché anche oggi che piove potremmo andarci a sedere nel soppalco di quel bar dove fanno un caffè da schifo ma si può stare tranquilli seduti sul divanetto accanto alla finestra a fumare sigarette alla vaniglia e amarsi mentre i piccioni tubano sul davanzale e i passanti non ci vedono ma noi vediamo loro e dall'alto sembrano tanto piccoli e innocui che non possono più fare paura.
Mi manchi molto.

martedì 10 aprile 2012

Waiting for a sign to smash the silence with the brick of self control.

Amore, io a settembre vado a vedere i Green Day e se per caso dovessero suonare She, anche se non credo perché è una canzone vecchia quanto me, sappi che inizierò a piangere moltissimo e ti maledirò anche in turco per tutta la musica che non posso più ascoltare senza sentirmi strizzare le viscere in un modo che fa un male cane, ma allo stesso tempo mi fa sorridere molto, e non lo so, io questa sensazione la farei provare a tutti quelli che si ostinano a dire che l'amore non esiste, soprattutto a tredici anni, che è quando io e te siamo diventati un noi a tutti gli effetti, o a quattordici, quando quel noi è diventato piuttosto astratto, e vorrei tanto chiedere a queste persone com'è che diciotto anni invece va bene, ed io che li faccio tra un mese, invece, adesso, mi sento come se ogni diritto mi fosse stato strappato nello stesso istante in cui tu hai espirato per l'ultima volta.

- Il tuo fiato sapeva di caramello, te lo ricordi? Avevamo da poco diviso l'ultima caramella mou che avevo in borsa, ogni volta che ne mangio una immagino di baciarti, e credo che di questo passo mi verrà il diabete.

domenica 1 aprile 2012

"Dannarsi all'inferno, che è quanto dire Perdere la propria anima".



Dimmi solo che anche "perdere", come qualsiasi altra parola al mondo, accanto a noi due perde il suo reale significato e assume nuove sfumature, ché quella parentesi non mi piace, e in particolare non mi piace quel "mai più".
Amore, tra poco è pasqua, sarebbe bello se di nuovo tu ti presentassi con un ovetto Kinder e mi aiutassi a costruire la sorpresina, e di nuovo la regalassimo a un qualche bambino, magari di nuovo a quello con i capelli rossi e gli occhi verdi e molte lentiggini, te lo ricordi?