domenica 25 novembre 2012

My time is yet to come, so I'll be forever yours.


Ciao amore,
stasera ti penso molto, più del solito, forse è perché penso che mi sto piano piano innamorando (anche) di qualcun altro, ma non mi sento poi molto in colpa – perdonami, non te la prendere, cercherò di spiegarti.
Non smetterò mai di amarti, questo lo sai, e non amerò mai nessuno quanto sempre amerò te, perché tu sei stato il mio primo amore, eterno amore, è appurato e lo sappiamo tutti, lo devono sapere anche i prossimi che saranno gli eterni secondi, è brutto da dire ma tu hai il primato e non lo perderai neanche quando sarò vecchia e circondata da gatti che amerò moltissimo, però io sono qui, ho diciotto anni e ho provato e provo sentimenti fortissimi per altri ragazzi, e per quanto io non lo dica mai a voce alta non posso negare che è un po' amore anche quello che sento per loro, o magari sono gli ormoni, non lo so, però proprio io non posso continuare a sentirmi colpevole di una cosa che non dipende, di fatto, da me, non trovi? Non c'è libero arbitrio per queste cose, io sarò tua per sempre ma un pochino anche degli altri, diciamo settanta percento tua e trenta percento loro, mi pare un buon compromesso.
Comunque, non è di questo che volevo parlarti.
Ascoltavo un paio di canzoni che ti avevo dedicato e mi sono ricordata del nostro primo bacio nei camerini del Carrefour, non è stata una cosa da film ma a noi è sempre piaciuto così.
Il punto però è che per quanto ricordi la sensazione di infinita meraviglia che provavo quando sfioravo la tua pelle con le mie labbra e le mie dita e le mie spalle e la mia epidermide in generale, non riesco proprio a ricordare il tuo profumo. Mi piaceva, questo lo ricordo, ma la sua consistenza è ormai svanita, persa in qualche angolo della mia mente in cui per ora ci sono ancora una valanga di memorie riguardanti te che temo svaniranno una per una, lentamente.
Ecco perché ti scrivo questa lettera. Volevo dirti che sto compilando una lista con tutti questi ricordi, probabilmente non finirò mai ma non importa, niente deve svanire mai più.
Cazzo, amore, tu non saresti dovuto svanire, questa è la verità, come diamine è venuto in mente alla tua vita di finire proprio quel giorno lì, piango anche adesso se solo ci penso, non saresti dovuto scomparire, non tu, proprio no, guarda che vuoto immenso hai lasciato nel mondo, non è neanche bello come il Grand Canyon, è proprio un orrore, cristo, ci sarebbe da vomitare per giorni al solo pensiero di te che non ci sei, che non ci sarai mai più, che ci sei stato per troppo poco tempo, pensa a tutte le cose che non hai fatto in tempo a fare come andare da Einaudi e stringergli la mano o volare fino in Francia, dire a tutti i passanti che l'Inghilterra è meglio e poi scappare – ne parlavamo spesso.
Fabrizio, torna qui. Ho bisogno di te, stasera e sempre, voglio che mi abbracci e che tu sciolga la presa ferrea di questa tristezza che si aggrappa con forza al mio petto come io mi sono aggrappata gridando alla tua mano quando, con i polmoni fermi, te ne stavi lì fermo nel tuo letto con gli occhi chiusi mentre un'infermiera mi diceva qualcosa che voleva essere rassicurante ma che io non sentivo, avevo le orecchie troppo piene da quel fastidiosissimo suono proveniente dalla macchina attaccata al tuo cuore – senti, quando mi sei vicina batte più forte –, e mi portava via per sempre da quella stanza e da te.

Oggi c'era la festa del cioccolato, qui, e tutti giravano per la città sorridenti e avevano qualcuno da guardare e a cui chiedere “Dai, me lo prendi?” e io non sapevo far altro che guardarmi intorno e cercarti con tutta la forza e l'amore che ho.
Mi manchi.

domenica 7 ottobre 2012

You're here with me, just show me this and I'll believe.

Ciao amore, sono un po' (tanto) arrabbiata ma non importa, tu non te ne preoccupare, mi passerà quando berrò il mio the alla vaniglia, vorrei piuttosto dirti che in televisione c'è Twilight e noi l'abbiamo visto insieme al cinema e tu mi prendevi in giro perché io ero concentrata e dicevo arrabbiata che ogni volta cambiano completamente i libri e che già questo fa schifo, smerdatelo anche di più mi raccomando e tu ridevi molto ed eri tanto bello e Robert Pattinson a confronto fa veramente schifo, sul serio.

Torni un pochino? Non dico molto, magari vieni domani che esco da scuola alle due e potremmo mangiare un pezzo di pizza e parlare fino a tardi di come stai, di dove sei e di quanto ci manchiamo, e tu mi potresti abbracciare e dirmi di star tranquilla, che tornerai di nuovo, non sai quando ma farai il possibile, e magari nel frattempo di non arrabbiarmi che divento tutta rossa rossa e sudo e non mi dona molto, poi potresti aggrottare le sopracciglia e dire che no, sono bella lo stesso, come facevi sempre, con quel tono che quasi quasi mi convince.
Abbracciami, per favore.

mercoledì 5 settembre 2012

Mi scrivevi un sacco di lettere che avrei dovuto leggere a casa e che invece divoravo accanto a te mentre aspettavamo l'autobus per andare chissà dove, non che ce ne importasse molto.
Una volta mi scrivesti una cosa tipo tredici pagine di frasi sconnesse che tuttavia avevano straordinariamente senso e alla fine ti strinsi fortissimo e chi se ne importava se era luglio, noi ci abbracciavamo anche se c'era da morire dal caldo e questo era l'amore.


Tra due settimane è il tuo compleanno. Venti.
Cristo, davvero, ti ho conosciuto che eravamo entrambi così piccoli che sul serio non c'è da crederci che avresti fatto vent'anni tra poco, avresti perché ovviamente ti sei fermato molto prima.
Non ti azzardare mai più a voler imitare Peter Pan, pe' davvero, ti arriva una randellata in testa, Fabri, non sto scherzando.

martedì 28 agosto 2012

You're so much a part of me that you'll be with me, no matter what.


Tu non c’eri. 
Non c’eri. 
Eppure ti sentivo come si sente l’angoscia, come si sente l’abbandono.
Ti sentivo nelle ossa, nel silenzio, ti sentivo solo io. 
Solo e sempre io, mentre tutto quanto intorno mi diceva che tu non c’eri.
(Marco Conidi)


Tu non ci sei, ma io ti sento, ti sento nei polmoni e nello stomaco, ti sento al mare che mi abbracci e ti sento la notte che mi accarezzi i capelli, ti sento quando piango perché è morto Giò che mi stringi forte e mi asciughi le lacrime e mi sussurri qualcosa per farmi star meglio anche se sappiamo entrambi che non servirà, ti sento per strada che mi prendi per mano e ti sento nei negozi di libri che mi consigli Hemingway e mi vien tanto da ridere e da rispondere "Tanto sai che non lo leggerò finché non avrò finito la mia lista personale", ti sento all'Esselunga che mi indichi il burro d'arachidi che ti piace tanto e sbuffi quando scuoto appena la testa in segno di diniego perché se non ci sei tu io non lo assaggio, ti sento ovunque e nessun altro può capire quanto la cosa sia meravigliosa e devastante al contempo.
Ti sento, tu non ci sei ma non importa, secondo me è lo stesso principio di quando ascolti la musica dall'ipod, i cantanti non sono mica lì a cantare per te, ma in fondo fottesega, voglio dire, continui ad ascoltare.
- nel nostro caso cambia, ma tu non lo dire, sono di nuovo le quattro ed io sono molto stanca, fammi delirare un pochino, per favore, sai che posso farlo solo con te che sei bello come un orso a primavera.

venerdì 24 agosto 2012

Avremmo fatto una figura migliore ad annegare ubriachi.

Con questo caldo sarei venuta in bicicletta a casa tua ché tanto è discesa, non faccio fatica e sento il vento che mi rinfresca la faccia e manda a puttane la mia frangia ma non importa, a te sarei piaciuta comunque, ti piacevo di prima mattina ed appena uscita dalla doccia con la matita sbavata e dopo scuola con le occhiaie le guance rosse e gli occhi stanchi, avresti potuto sopportare la vista dei miei capelli sconvolti.
Insomma, dicevo, sarei venuta in bicicletta a casa tua e ci saremmo seduti sul pavimento del tuo salone grandissimo con almeno tre ventilatori puntati addosso ed avremmo giocato a scala quaranta, tentando in ogni modo di far vincere l'altro finendo poi per dire all'unisono senti, basta, pareggio, son due ore che ho chiuso. Il tuo cane avrebbe tentato di mangiare le carte e tu gli avresti gridato Loki!, con quel tono che gli faceva passar la voglia di darti fastidio e faceva venire a me la voglia di riempirti di baci fino a consumarci le labbra. Tua mamma sarebbe rientrata dal lavoro e con gli occhi felici avrebbe detto oh, tesoro, non sapevo che ci fossi anche tu, vuoi un po' di gelato?, io avrei accettato perché con questo caldo... e tu avresti sorriso molto, l'avremmo mangiato nello stesso bicchiere, io mi sarei sporcata il naso e tu me l'avresti pulito con le labbra per poi dire è buonissimo e farmi diventare tutta rossa.
Verso una cert'ora sarei tornata a casa felice e sarebbe stato un po' più facile sopportare tutto il resto, mi sarei addormentata con il sorriso e mi sarei svegliata la mattina con un tuo messaggio ad aspettarmi, t'avrei chiamato ed avremmo vissuto giorni bellissimi, insieme.
E invece tu non ci sei, amore, casa tua è tanto triste che è persino morta l'edera, ed io proprio non ce la faccio, te lo giuro, qui continua ad andar peggio, sempre peggio, credi d'essere arrivato al limite ed invece no, è come il concetto di meno infinito che la mia professoressa aveva detto di immaginare come un'infinita caduta verso il basso.
Ti prego, torna qui, almeno per un giorno, poi giuro che ti lascio andare, faccio la brava, vieni qui adesso che son le quattro e mezza ed io piango così forte che credo tra poco sveglierò qualcuno, torna, abbracciami e cantami una ninna nanna ché tre anni e tre mesi e sei giorni senza di te sono troppi, mica ce la faccio io, mi sento come la medusa di oggi pomeriggio che l'han tirata fuori dal mare con un retino e poi l'han seppellita nella sabbia, la vedevo soffocare e seccarsi e pensavo solo ecco come devo sembrare io ad occhi esterni, e pregavo non so chi di ributtarmi in mare, per favore, giuro che non passo vicino a nessun bagnante, non vi tocco, non vi faccio niente, ma vi prego fatemi tornare a respirare.

(Buonanotte, sweetheart, spero che almeno tu stia dormendo e che questa lettera tu la legga domattina, io adesso metto Nuvole Bianche e chiudo gli occhi, magari immaginando che a suonarmela sia tu riuscirò a riposare almeno un paio d'ore e magari a sognarti, speriamo, vabbè, vado, dormi bene e vivi meglio - non era una pubblicità? - ti amo molto)

domenica 10 giugno 2012

Ten million fireflies.

Avevi una gatta di nome America che amava andare in giro e tornare incinta, e poi tu ricordo un giorno mi dicesti che le era nato un gattino con gli occhi color ghiaccio e che te lo saresti tenuto, così quando avete dato via gli altri cuccioli il piccolo Quebec dormiva accanto a te ogni notte e quando io venivo a casa tua nel pomeriggio ci mettevamo sul letto e lui si acciambellava sulla mia pancia e tu accarezzavi entrambi e ci guardavi con un sorriso bellissimo che chissà se qualcun altro ti causa ancora.
Oggi sono stata a casa tua perché la tua mamma mi ha invitata a prendere un caffè e Quebec mi è subito venuto a far le fusa, io non so se sia perché si ricorda o così a caso, ma mi è venuto molto da piangere, così l'ho preso in braccio e l'ho accarezzato quasi tutto il pomeriggio, mentre R. mi raccontava tante cose belle in cui in un modo o nell'altro c'eri sempre tu, ché non t'ha mica dimenticato nessuno.

Stanotte ho sognato che piangevo in un campo pieno di lucciole e queste a un certo punto si disponevano fino a formare la tua sagoma e mi abbracciavano, solleticandomi sulla spalla.
Mi manchi.

mercoledì 16 maggio 2012

Quiero hacer contigo lo que la primavera hace con los cerezos.

Mi manca leggerti le poesie di Neruda e fare giochi stupidi come soffiare nella stessa direzione del vento solo per sentirci più forti e credere per qualche istante che la nostra capacità polmonare sia almeno un po' superiore a quella di un sassolino sulla riva del fiume, e poi dirci queste cose e iniziare a sospettare che magari se il fiume scorre è proprio perché il sassolino soffia e dobbiamo cercare qualcos'altro a cui paragonarci.

Amore, a me studiare dà fastidio, soprattutto a maggio che ci sono le belle giornate e io dovrei stare a letto al riparo dalla mia allergia che mi toglie letteralmente il respiro - asma maledetta - e invece sono qui che faccio schemini di filosofia e fuori c'è il sole e il cane mi lecca le caviglie e tu chissà come te la ridi, lì tranquillo a fumare Chesterfield blu con i capelli al vento e i pensieri non lo so, i miei di sicuro sono sulle tue mani lunghe che una volta mi scrivevano frasi strane sulle braccia colorando inevitabilmente di blu la mia pelle e i miei occhi che sono sempre grigioverdi, da quando non ci sei.

giovedì 26 aprile 2012

I break down as you walk away. Stay.

Le lettere che mi scrivevi e le fragole che compravamo per mangiarle seduti sull'erba di un prato invaso da accademici in mezzo a cui stonavamo ma non ce ne importava niente.
Qui va tutto male, neanche so bene il perché mi sfugge tutto dalle mani e non credo sia colpa della tendinite che m'impedisce di impugnare gli oggetti, semplicemente sono convinta d'essere inetta, ecco, e la mia mancanza suppongo sia non sapermi rapportare al mondo, e amare tutti e non amare me, che è un cliché orribile ma tu sai quanto è vero, perché mi sgridavi sempre ed io abbassavo lo sguardo e allora m'accarezzavi la guancia e mi tenevi per il mento e mi baciavi il naso e mi dicevi che proprio non capivi come io facessi ad autodistruggermi così, chissà cosa mi diresti adesso che ho una cicatrice con la tua iniziare sulla parte ossuta del mio bacino e la pelle forse un po' più bianca e una scritta che ti riguarda sul mio avambraccio sinistro e gli occhi pieni di un qualcosa che non so definire ma che grida il tuo nome in ogni istante, in ogni lingua, in ogni sguardo che lancio come muta richiesta d'aiuto che nessuno sa cogliere perché nessuno è te, o forse perché nessuno crede più che ne valga la pena, e la cosa è pure piuttosto comprensibile.

Il mio mento non l'ha più toccato nessuno, da quando non ci sei.

mercoledì 25 aprile 2012

Stay with me forever or you could stay with me for now.

Ecco alla fine che cosa significa andarsene. 
Vuole dire che uno non c’è più e non sai dove cercarlo. 
Questo vuole dire. 
Che non c’è più niente.
(Vinicio Capossela)

Amore, dimmelo tu cos'hanno d'importante questi diciotto anni se ad indossarli con semplicità non sei tu, e dammi pure un motivo valido per cui dovrei festeggiarli se qui non c'è proprio niente da festeggiare, neanche questo venticinque aprile che sto passando a studiare filosofia con Aristotele che non ci piaceva quanto Platone ma non importa, qualcosa di carino lo diceva anche lui.
Amore, amore, io tutta questa urgenza non l'ho mai provata, e non so neanche rispondere alla domanda 'Urgenza di cosa?' - non credo sia una cosa molto normale-, ma c'è e mi logora, fremo e nel frattempo studio, non so, mi sento una bestia in trappola, pronta a fuggire da non so chi, io questi dannati cacciatori non li ho neanche mai visti, ma sarà mai possibile che possano far stare peggio di così?

Sto ascoltando una canzone bellissima, sono fermamente convinta che ti sarebbe piaciuta, la canticchio e ti penso perché fuori c'è il sole e non molto lontano da qui c'è una fiera e prima mi sono presa una pausa caffè e immaginavo quanto sarebbe stato bello oggi ripeterti filosofia passeggiando con l'odore delle mele caramellate nelle narici e le mani intrecciate, e la tua voce che dolce mi dice "Dài, compriamo una tartaruga".

domenica 15 aprile 2012

(if I had just one more day I would tell you how much that I've missed you) since you've been away.


Brucio nel camino fogli ingialliti come brucerei ricordi spiacevoli nella mia testa, e ricordo me lo disse anche tua mamma il giorno dopo la tua partenza, ché qui davvero non ci voleva credere nessuno che tu te ne fossi andato così all'improvviso, eravamo tutti convinti che un giorno avresti raccontato la storia con un ghigno e avresti continuato a spaccare il culo al mondo come hai sempre fatto, lei in primis.
L'ho incontrata oggi mentre passeggiava con un ombrello rosso e l'aria di chi del mondo ne ha abbastanza ma non ha comunque voglia di smettere di scoprirlo, e tra una chiacchiera e l'altra m'ha confessato con un po' di vergogna d'essere stata per l'ennesima volta a trovare tua nonna, quella paterna con gli occhi dolci che una volta ci ha offerto il gelato, perché l'età le impedisce di ricordare le cose, e tra quelle che proprio non le entrano in testa c'è appunto il fatto che tu te ne sia andato, così ogni volta chiede dove tu sia e alla tua mamma piace inventare ogni volta una storia nuova; oggi eri al mare con me a scattare fotografie, perché a me piace immortalare le onde grigiastre che si schiantano violentemente contro la sabbia bagnata ed i pochi scogli che non vengono sommersi, e saresti tornato tardi perché avremmo mangiato in una pizzeria molto carina con i tavoli su una terrazza meravigliosa aperta da poco, comunque le mandavi i tuoi saluti e promettevi che saresti andato a trovarla presto. Le ho detto con un sorriso triste che è brutto da dire, ma la cosa mi consola, io continuo a scrivergli lettere ed sms, e lei mi ha risposto che probabilmente avresti ammazzato entrambe. Abbiamo riso e guardando il cielo ha detto:

"Mi sa che abbiamo tutti un po' perso la testa".
"Secondo me abbiamo perso un po' di più".

Amore, amore, questa disperazione che ha preso tutti io non so se sia normale, però adesso mi sento un po' più normale io, ecco, ché credevo d'avere un serio problema se davvero insisto a cercare i tuoi occhi in quelli delle persone e cercare il tuo profumo nei luoghi affollati e cercare il tuo sapore sulla pelle altrui e insomma a cercare te e basta, ma questo problema non è solo mio e allora va bene. Un po' come la questione che se hai un amico immaginario sei pazzo e se tante persone hanno lo stesso amico immaginario è religione, capisci?
Mi manca parlarti, sedermi accanto a te su una panchina o in un prato o sulla riva del fiume e raccontarti la mia giornata ed ascoltare la tua, e provare con il capo chino a spiegarti cose che trovo molto difficili come quello che provo e alzare lo sguardo e trovarti lì con un sorriso comprensivo e sentire il tuo "Ho capito, tranquilla" che significa davvero un sacco di cose e tra queste che davvero mi hai capita come neanche io riesco a fare. E poi mi manca guardarti mentre aggrotti le sopracciglia guardando uno spartito e con la matita un po' smangiucchiata lo sistemi aggiungendo crome e biscrome, per poi alzare lo guardo e dire è ora di merenda anche se in realtà sono le due del pomeriggio.

Mentre ti scrivo ascolto Nuvole Bianche e sarebbe bello se la mia tempia stesse, in questo momento, sulla tua spalla e le tue dita pallide premessero i tasti bianchi e neri del tuo pianoforte a coda accanto al tavolo da fumo su cui giocavamo a Scarabeo inventandoci parole meravigliose e componendo frasi complicate come Sei bellissimo.

mercoledì 11 aprile 2012

A handful of moments I wish I could change and a tongue like a nightmare that cuts like a blade.

Ricordi quel pomeriggio che continuavo a ripetere "Ma io e te siamo solo amici" con un sorrisetto idiota, di quelli che mi vengono a metà e sollevo solo la parte destra della bocca e mi si vedono il canino e il premolare, e tu continuavi a lasciarmi dei baci bellissimi sulla parte sinistra del labbro inferiore, e mi dicevi "Come vuoi, io però ho voglia di baciarti, posso?" e io annuivo e poggiavo le labbra sulla tua cicatrice e poi affermavo di nuovo che noi due eravamo solo amici, e allora mi baciavi di nuovo e sussurravi "Amici o no, io continuo, se devo fermarmi dimmelo che non lo faccio"?
Non lo so, mi manchi tanto perché con te potevo essere tutte le me che volevo, in ogni singolo istante, e ieri mamma mi ha detto che devo imparare a scendere a compromessi, perché anche lei molto spesso non è se stessa, devo riconoscere le persone che ho davanti e agire/pensare/parlare di conseguenza, e avevo voglia di urlare che io l'ho sempre fatto e grazie a te mi sono stancata, perché se le persone mi vogliono per come sono bene, sennò non vedo come la cosa possa riguardarmi, che io sono stanca di dover sempre trattenere pensieri e parole e sentirmele bruciare in gola come neanche il rum o la vodka liscia, perché anche se non parlo di me ho voglia di parlare e nascondere piccoli segnali dietro il sarcasmo che mi caratterizza, e volevo anche dirle che non deve avere paura, perché finché si tratta di lavoro/scuola, okay, lo capisco bene che bisogna trattenersi e un sacco di altre cose brutte, ma io ho diciotto anni e voglio sentirmi libera di tacere o raccontare cose o dire la mia dovendomi occupare solo dell'educazione, proprio non mi va di cambiare di nuovo.
E poi a mamma volevo anche dire che ha rotto tanto le palle perché non parlavo, stavo sempre zitta, non dicevo la mia, mi chiudevo in un angolo e da lì non mi muovevo finché non era ora di andare a dormire, e adesso che un po' da quell'angolino mi muovo non le va bene, e allora mamma deciditi, io ci provo ad essere la figlia che vuoi tu ma devi farmi capire che cos'è esattamente che io dovrei diventare, perché non è colpa mia se non mi piace mai quello che dice la gente e allora li correggo sull'aspetto grammaticale per trattenermi dal gridare che mi fanno tutti schifo, che mi fa tutto schifo, che se il mondo non mi vuole allora io non voglio il mondo e chi se ne frega se è immaturo, io voglio restare sempre bambina come Peter Pan.
Amore, se tu fossi qui sarebbe tutto più facile, ne sono sicura, perché anche oggi che piove potremmo andarci a sedere nel soppalco di quel bar dove fanno un caffè da schifo ma si può stare tranquilli seduti sul divanetto accanto alla finestra a fumare sigarette alla vaniglia e amarsi mentre i piccioni tubano sul davanzale e i passanti non ci vedono ma noi vediamo loro e dall'alto sembrano tanto piccoli e innocui che non possono più fare paura.
Mi manchi molto.

martedì 10 aprile 2012

Waiting for a sign to smash the silence with the brick of self control.

Amore, io a settembre vado a vedere i Green Day e se per caso dovessero suonare She, anche se non credo perché è una canzone vecchia quanto me, sappi che inizierò a piangere moltissimo e ti maledirò anche in turco per tutta la musica che non posso più ascoltare senza sentirmi strizzare le viscere in un modo che fa un male cane, ma allo stesso tempo mi fa sorridere molto, e non lo so, io questa sensazione la farei provare a tutti quelli che si ostinano a dire che l'amore non esiste, soprattutto a tredici anni, che è quando io e te siamo diventati un noi a tutti gli effetti, o a quattordici, quando quel noi è diventato piuttosto astratto, e vorrei tanto chiedere a queste persone com'è che diciotto anni invece va bene, ed io che li faccio tra un mese, invece, adesso, mi sento come se ogni diritto mi fosse stato strappato nello stesso istante in cui tu hai espirato per l'ultima volta.

- Il tuo fiato sapeva di caramello, te lo ricordi? Avevamo da poco diviso l'ultima caramella mou che avevo in borsa, ogni volta che ne mangio una immagino di baciarti, e credo che di questo passo mi verrà il diabete.

domenica 1 aprile 2012

"Dannarsi all'inferno, che è quanto dire Perdere la propria anima".



Dimmi solo che anche "perdere", come qualsiasi altra parola al mondo, accanto a noi due perde il suo reale significato e assume nuove sfumature, ché quella parentesi non mi piace, e in particolare non mi piace quel "mai più".
Amore, tra poco è pasqua, sarebbe bello se di nuovo tu ti presentassi con un ovetto Kinder e mi aiutassi a costruire la sorpresina, e di nuovo la regalassimo a un qualche bambino, magari di nuovo a quello con i capelli rossi e gli occhi verdi e molte lentiggini, te lo ricordi?

domenica 4 marzo 2012

rewind.

Amore, io non so, davvero, perché sia così automatico pensarti sempre, in ogni circostanza, anche quando devo abbracciare chi piange vicino al mare come piangevo io quando eri tu ad abbracciarmi mentre singhiozzavo sulla riva e tu mi dicevi di ascoltare il mare, anche quando torno a casa in macchina e guardo la radio che a mezzanotte e trentasette passa i The Fray e inizio a bisbigliare don't let me go pensando che invece mi hai lasciato andare eccome, anche quando mamma mi chiede se ho bevuto e vorrei dirle che il rhum mi brucia la gola come quando volevo dirti un sacco di belle cose che invece s'incastravano lì e facevano un po' infezione quindi un pochino bere mi riporta indietro nel tempo, anche quando mi sveglio con il braccio di mia sorella intorno alla vita e penso che sarebbe stato bellissimo se il tempo non ci avesse tolto per sempre la possibilità di svegliarci abbracciati, anche quando sfioro sovrappensiero i cuori del braccialetto che porto sempre al polso sinistro e la mia fedina d'argento che tu mi avevi regalato con un biglietto bellissimo che ancora conservo da qualche parte.
Amore, ricordo uno scambio epistolare in cui mi promettevi di abbracciarmi ogni sera, prima di andare a letto, di essere presente mentre crescevo come mai nessun altro aveva fatto prima, di aiutarmi in quelle metaforiche cadute di cui tutti parlano che per me somigliavano più che altro a perdite della giusta strada, di essere disponibile ad accogliermi ogni volta io avessi voluto correre da te. Chi l'avrebbe detto - certo non io - che invece te ne saresti andato, un giorno d'estate, chiedendomi di essere il mio porto sicuro, di imparare a camminare senza te a tenermi per il gomito, perché ti sarebbe piaciuto farlo per il resto della tua vita ma non sarebbe stato così, mai più, e di realizzare i nostri sogni anche senza la tua presenza fisica, ché tu non sapevi cosa c'è dopo la morte ma di certo non ti avrebbe impedito di amarmi sempre.
E allora, amore, dimmi perché dovrei lasciarti andare anche io, se davvero senza il pensiero di te fa tutto schifo, come quando ti sbagli e metti il sale nel caffè.
Lo so che è patetico, tutto questo, che ho quasi diciotto anni e dovrei preoccuparmi della scuola e degli amici che vanno e vengono e dei ragazzi che ci sono ma non troppo, ma per quanto io stessa provi pena per me stessa, non posso fare a meno di scrivertelo qui, che è dove ho deciso di confinarti, come quando costruiscono le riserve per i leoni dentro cui è vietato cacciare. Ti ho messo sotto vetro come il più prezioso dei fiori, e, amore, sapessi quanto mi piace ogni tanto alzare la tua gabbia e lasciare che il mondo s'impregni del tuo profumo.

mercoledì 29 febbraio 2012

Lettere di una frase sola che ti scriverei sui post-it gialli che ci piacevano tanto.

Amore, io non voglio essere aiutata, questo ancora non l'ha capito nessuno, perché il mondo crede che io debba lasciarti andare, e invece no, tu magari non hai ben chiaro il concetto ma non sei autorizzato ad andare da nessuna parte, io intanto se vuoi faccio tutto quello che vuoi, vivo come se tu non ci fossi (sto diventando brava), ma non ti aspettare che io mi dimentichi di te e del fatto che questa tua pausa dal mondo sta durando un po' troppo, quindi quando tornerai mi troverai esattamente qui, e lascerò stare tutto il resto e ti sgriderò moltissimo e ti darò un bacio, un po' come tua madre quella sera che sei tornato a casa alle cinque che si era messa a lavare i piatti e quando ha sentito la porta ha mollato tutto lì, si è messa le braccia sui fianchi e ti ha sgridato per mezz'ora descrivendo accuratamente i sintomi dell'ansia che le avevi fatto venire, poi quando eri ormai a letto è venuta a darti un bacio della buonanotte che hai detto non ti saresti dimenticato mai.

venerdì 17 febbraio 2012

bum.

Ciao amore,
è tanto che non ti scrivo, scusami, ma spero che tu sappia che ti ho pensato comunque moltissimo.
Io non so perché la tua assenza si faccia sentire di più in momenti come questo, in cui vorrei prendere il mio cappotto nuovo e semplicemente andarmene, ecco, non importa dove, mi basterebbe arrivare in fondo alla strada e fermarmi lì, sarebbe il gesto l'importante, andarmene, anche solo per qualche istante, basterebbe che tutti sentissero sbattere la porta e magicamente si accorgessero che non sono obbligata ad ascoltarli, a difenderli, ad impedire che si facciano troppo male mettendomi in mezzo e beccandomi le urla di tutti, sono libera di lasciarli fare e, soprattutto, di non ascoltarli. Io, se voglio, posso non ascoltarli.
Ma li ascolto, fondamentalmente il problema è quello.
E allora, amore, ti prego, per favore, almeno tu ascolta me, che qui sembra non farlo nessuno, che qui se io provo a parlare mi gridano di stare zitta, che qui se io non piango un po' scoppio, e non è che la prospettiva m'alletti molto.
Ascolta me, che ti amo tanto e non è vero che mi manchi solo in questi momenti -non vorrei tu lo pensassi-, il fatto è che tu mi manchi sempre, ma adesso son qui che penso che saresti l'unico al mondo a cui racconterei tutto, per filo e per segno, e non mi sentirei giudicata, non mi sentirei aliena, mi sentirei solamente io, cosa che non accade da un po'.
Ti prego, torna, qui non ci sto, o vieni tu o ti raggiungo io, mandami l'indirizzo.



- immagina, tu sei lì che guardi una ragazza, magari è seduta su un muretto e fuma una sigaretta, o magari legge, o magari sorride, o magari tutte queste cose insieme, insomma, tu sei lì che la guardi e questa, d'un tratto, senza il minimo preavviso, esplode, un boato della madonna, e uno s'aspetterebbe carne e sangue, e invece no, tutt'intorno cadono gocce d'acqua salata, tutte lacrime che non ha pianto. Pensa la meraviglia.

giovedì 12 gennaio 2012

Please, remember me once more.

Amore, amore, non hai idea di quanto mi piaccia continuare a chiamarti così, e se tu fossi qui potrei farti anche sentire come l'accento ed il tono siano completamente diversi quando pronuncio questa parola riferendomi a te, come anche la o diventi una vocale estremamente dolce, ecco, sì, dolce.

Amore, quando potrò vederti di nuovo? Ci siamo lasciati (è così? Ancora stento a crederlo, nonostante i giorni che incessanti passano senza di me) in quel giorno di giugno senza neanche pronunciare una singola parola di congedo, senza un bacio d'addio che avrei potuto ricordare in momenti come questo in cui la tua assenza brucia accanto a me, mentre nella mia testa si susseguono immagini e suoni e odori a cui non riesco ad attribuire le esatte definizioni, e sono sempre più convinta che se solo tu fossi al mio fianco avresti potuto capirlo, come se solo pensandomi tu riuscissi a capire cosa passi per la mia mente.
Ecco, sì, amore, ecco, quand'è stata l'ultima volta che mi hai pensato? Voglio credere che tu ancora mi pensi, questo sì, e non mi passa neanche per l'anticamera del cervello che tu abbia potuto cancellarmi completamente dalla memoria, che tu sia stato sottoposto ad un reset come facevamo noi con i tamagotchi che maneggiavamo spesso in quei giorni in cui mi pareva ancora d'aver fatto tutto giusto, tutto bene, mi sentivo brava, ma adesso? Adesso mi logora il dubbio, quindi lo chiedo a te. Ho sbagliato qualcosa? Ci penso spesso, e non mi pare, no, ecco, ti ho lasciato spazio per farti respirare ma sono stata abbastanza vicino da farti captare il mio profumo e ti ho lasciato libero di allontanarti ma non del tutto (anche se contro certe cose non si può far niente, vorrei molto ma non si può), quindi io continuo a sperare che essendo un po' noi pezzi un puzzle di quelli con cinquemila pezzi bellissimi che mi piacciono molto qualcuno riesca a trovare il pezzo che ci univa, probabilmente è andato perso. Speriamo non se lo sia mangiato il gatto.

giovedì 5 gennaio 2012

Amore, io non ti ho mai chiesto di restare, anche se mi sarebbe piaciuto un sacco essere autorizzata per un po' più di tempo a fare un sacco di cose che continuano a venirmi in mente, come stamattina che mi sono alzata e ho pensato a come sarebbe bello venirti a svegliare con in mano una pasta al riso che tanto ti piaceva, salvo poi essere colta dalla consapevolezza che nessuno (neanche io, amore, neanche io) potrà svegliarti mai più, e subito mi è arrivata l'immagine del tuo viso deturpato dal tempo che passa per tutti, ma per te molto più in fretta, adesso, e se io dovessi vederti in questo esatto momento non saresti neppure tu, ma un cumulo di ossa che giace in quella cassa di legno che non ho voluto vedere.
Amore, io non ti ho mai chiesto di restare e neanche lo farei, solo, per favore, la prossima volta che te ne vai, dammi un pochino di preavviso, i tagli netti non sono nelle mie corde, non riesco a gestirli, mi manchi un sacco e non so che farci, niente serve a niente se mi accompagna in ogni gesto un bisbiglio che mi ripete incessantemente che non ci sei.