domenica 21 agosto 2011

You're from a whole other world.

Amore, non sento più d'avere il diritto di chiamarti così.
Mi pensi ancora, ogni tanto? Inizio ad avere il dubbio. Non sono poi così memorabile, alla fine, non come te, te che, ci stavo pensando giusto prima, sei indimenticabile anche per il tizio degli autoscontri del Luna Park. Ti ha visto una volta, ma sono certa che ti ricorderà tutta la vita, con quella maglia dei Pink Floyd adesso mia che indossavi, e quel sopracciglio alzato con cui gli hai chiesto "Scusi, ma proprio un po' di musica decente non l'avete? Per forza 'sto tunz tunz? Capisco che lo spirito suicida è necessario per questo gioco, ma insomma...". Io tutta questa faccia tosta non ce l'ho, ho pure un po' di vergogna quando vado addosso agli altri con le macchinine, e ho voglia di concentrarmi su
'è questo lo scopo della giostra', è più forte di me.
Stasera guardavo gli altri fare lo scivolo gigante, e pensavo che mi manchi un sacco, ma non sei più mio. Perché non lo sei, vero amore? Mi veniva un sacco da piangere al solo pensiero, fortuna che stavo fumando e ho potuto usare la scusa del fumo negli occhi, che funziona sempre, tra l'altro, tranne quando non sto fumando, ma è un evento tanto raro che non vale neanche la pena prenderlo in considerazione. Ho fatto una foto alla ruota panoramica, ricordando le mille che noi ci siamo fatti sopra, e dall'alto non ho guardato giù nemmeno una volta, perché è una di quelle cose taboo che facevo con te e non voglio rifare, un po' come il gioco dei soprannomi buffi. Non ne do a nessuno, piuttosto dico che non sono capace, anzi che tradirti così.
C'è chi insiste nel volermi accoppiare, ma amore, io dopo di te non sono capace, non posso mettermi con qualcuno e chiamarlo amore, non si fa, non è giusto, la parola 'amore' è legata a doppio filo alla tua bocca, proprio non posso, e poi di te non sa nessuno, amore è fiducia, io mi fidavo totalmente solo di te, non posso proprio stare con qualcun altro che non sia tu, piuttosto morire sola e con venti gatti, veramente.

Sarebbe bello farti visita per una notte, e dormire abbracciati come tutti gli altri, un po' come nei film, svegliarci nel cuore della notte con la voglia pazzesca di leggere vecchi libri solo per il gusto di trovarci significati nascosti come una volta, piccoli dettagli che solo noi sapremo cogliere e farci calzare a pennello, il tutto mentre ci accarezziamo un po' i capelli a vicenda, sorridendoci, con le labbra e con gli occhi, e con un formicolio dolce nello stomaco e sul viso, che allevieremo posandoci sopra le labbra -
quanto erano morbide le tue, amore.

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