giovedì 26 aprile 2012

I break down as you walk away. Stay.

Le lettere che mi scrivevi e le fragole che compravamo per mangiarle seduti sull'erba di un prato invaso da accademici in mezzo a cui stonavamo ma non ce ne importava niente.
Qui va tutto male, neanche so bene il perché mi sfugge tutto dalle mani e non credo sia colpa della tendinite che m'impedisce di impugnare gli oggetti, semplicemente sono convinta d'essere inetta, ecco, e la mia mancanza suppongo sia non sapermi rapportare al mondo, e amare tutti e non amare me, che è un cliché orribile ma tu sai quanto è vero, perché mi sgridavi sempre ed io abbassavo lo sguardo e allora m'accarezzavi la guancia e mi tenevi per il mento e mi baciavi il naso e mi dicevi che proprio non capivi come io facessi ad autodistruggermi così, chissà cosa mi diresti adesso che ho una cicatrice con la tua iniziare sulla parte ossuta del mio bacino e la pelle forse un po' più bianca e una scritta che ti riguarda sul mio avambraccio sinistro e gli occhi pieni di un qualcosa che non so definire ma che grida il tuo nome in ogni istante, in ogni lingua, in ogni sguardo che lancio come muta richiesta d'aiuto che nessuno sa cogliere perché nessuno è te, o forse perché nessuno crede più che ne valga la pena, e la cosa è pure piuttosto comprensibile.

Il mio mento non l'ha più toccato nessuno, da quando non ci sei.

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